In questo articolo prendo spunto dal caso di Silvia Romano per parlare di Lavaggio del Cervello e Sindrome di Stoccolma.
Qualche premessa importante
L’ obiettivo di questo post è di partire dal suo caso particolare per analizzare in generale gli effetti della persuasione coercitiva; della prigionia e delle torture sulla psiche umana.
Non troverai da nessuna parte scritto se dobbiamo vederla come un’eroina o come una che se la sia andata a cercare; né tantomeno se sia stato giusto o meno pagare il riscatto.
Questa sarebbe solo la mia opinione personale, te la risparmio, sia perché non mi sembra corretto, sia perché questa giustamente non interessa a tutti :-).

Seconda premessa importante
Non giocheremo a fare una diagnosi a una persona reale, non sarebbe etico, oltretutto non sarebbe neanche possibile senza un colloquio diagnostico.
Silvia Romano e il Lavaggio del Cervello: 3 possibili scenari
L’analisi più convincente è, a parer mio, quella del Prof. Guglielmo Gulotta, avvocato, psicologo, criminologo e docente di psicologia forense. E’ uscita su un quotidiano nazionale, trovate i riferimenti in bibliografia (Fazzo, 2020).
La scelta di conversione all’Islam della Romano potrebbe essere letta secondo 3 scenari alternativi: ricatto, lavaggio del cervello o scelta consapevole.
La simpatia nei confronti dei propri rapitori, propria della Sindrome di Stoccolma, si lega diversamente a ognuno di questi possibili scenari.
1. Il ricatto: niente Sindrome di Stoccolma né lavaggio del Cervello per Silvia Romano

Silvia Romano potrebbe essere stata costretta a recitare una parte che consiste nella conversione all’Islam e la descrizione dei propri carcerieri come brave persone, attente e gentili.
I sequestratori potrebbero averla obbligata a comportarsi così, ricorrendo a potenti ricatti emotivi, minacciandola ad esempio di uccidere altri prigionieri o persone a lei care.
Ad esempio una persona di cui si potrebbe essere innamorata in Africa; amici con cui ha condiviso esperienze; volontari della onlus per cui operava o i bambini soccorsi da questa organizzazione.
Conoscendo i metodi di propaganda e proselitismo delle frange armate estremiste islamiche, questa ipotesi sarebbe da tenere in considerazione. L’immagine che le persone occidentali, anche se in prigionia, capiscono spontaneamente che l’Islam sia l’unica via, e vi si vogliano convertire, è in linea con la filosofia di questi gruppi armati.
Tuttavia, come Gulotta ha sottolineato, per quanto ne sappiamo, per il momento, non ci sono indizi in questo senso (Fazzo, 2020).
2. Silvia Romano ha subito il lavaggio del Cervello?

Per definizione, chi è stato oggetto di un lavaggio del cervello ben riuscito non è in grado di accorgersene.
Come diceva Watzlawick il cambiamento provocato dal lavaggio del cervello, come quello psicoterapeutico, si può dire compiuto quando il soggetto si dimentica del cambiamento stesso. (Watzlawick, 1978, 1998).
Queste due trasformazioni infatti sono accomunate dal mutamento dell’immagine del mondo; del modo di percepire, interpretare e reagire a ciò che succede e chiamiamo realtà.
Watzlawick e il gruppo di Palo Alto hanno definito questi, cambiamenti di secondo tipo, nel loro libro Change li descrivono con un esempio (link recensione):
Se stai avendo un incubo, e stai provando troppa paura, puoi chiedere aiuto, cercare di scappare o lottare contro ciò che ti spaventa. Tutte queste azioni sono cambiamenti di 1° tipo, rimangono infatti nel sogno, il cambiamento di 2° tipo invece equivale allo svegliarsi. (Watzlawick et al., 1974).
Principio di impegno e coerenza, il lavaggio del cervello
È più facile resistere all’inizio che alla fine”.
Leonardo da Vinci
Robert Cialdini nel suo libro le armi della persuasione, spiega con il principio di impegno e coerenza la dinamica su cui si basa il lavaggio del cervello (link Amazon).
Una volta compiuta una scelta, siamo predisposti a comportarci e fare ulteriori scelte rimanendo coerenti ad essa. Questo principio è dovuto a una scorciatoia cognitiva che ci permette di risparmiare energie psichiche.
Il principio di coerenza ci spiega perché quelle volte che, compiuta una decisione, ti trovi a giustificarla con le argomentazioni più varie, piuttosto che rinnegarla.

I persuasori fanno assumere al soggetto degli impegni minimi, che richiedono pochissimo impegno e possono essere accettati nel sistema di valori di questo.
Vengono poi proposte in maniera incrementale, scelte che richiedono progressivamente sempre più impegno, ma sempre accettabili per il soggetto; così ogni sua decisione crea un grado di accondiscendenza sempre maggiore, e apre la strada a richieste sempre più impegnative.
E’ un tipo di cambiamento che in Terapia Breve Strategica si chiama Geometrico-Esponenziale.
Alla fine il soggetto, senza rendersene conto, si trova a prendere decisioni che svuotano di significato i suoi valori precedenti; questi perdono importanza senza che il soggetto si debba opporre direttamente ad essi.
Il principio di coerenza secondo l’antica saggezza cinese
Il 30esimo stratagemma della strategia Cinese “scambia i ruoli dell’ospite e dell’invitato” è spesso riformulato come “fingiti invitato per diventare il padrone di casa“. Descrive perfettamente ciò che i coercitori fanno con un idea, quando effettuano il lavaggio del cervello.
I venditori invece chiamano questa strategia la tecnica del piede nella porta: una volta vinta la prima resistenza, e fatto sì che il cliente abbia lasciato aperta la porta, concretamente o metaforicamente, si procede con ulteriori domande ad imbuto.
Utilizzare il principio di coerenza in maniera funzionale

Nella vita quotidiana assistiamo a diversi fenomeni che si basano su questa dinamica: dalla formazione di una nuova idea, alla costruzione della percezione che i consumatori hanno di un brand; dai cambiamenti psicoterapeutici alla conversione religiosa.
La dinamica in sé, quindi non è né positiva, né negativa, è l’utilizzo che ne facciamo che la qualifica, e eventualmente il ricorso al ricatto. Ad esempio nel ritornando alla condizione di prigionia, sarò ancora più predisposto ad acconsentire a piccoli impegni, se l’ unica alternativa che ho davanti è la morte.
Per quanto riguarda la conversione religiosa Watzlawick cita il consiglio del filosofo Pascal per trovare o ritrovare la fede.

Se non credi, comportati come se credessi, pregando, usando l’acqua santa, partecipando ai sacramenti e così via… la fede poi seguirà a queste azioni.
Watzlawick aggiunge: il cambiamento sarà completo quando il soggetto si sarà dimenticato di averlo iniziato volontariamente.
Il Lavaggio del Cervello nei manuali diagnostici
Il risultato del lavaggio del cervello è un quadro Dissociativo. Nel DSM-5 tra i Disturbi Dissociativi non altrimenti specificati, troviamo: “stati dissociativi che si manifestano in persone sottoposte a periodi di persuasione coercitiva o torture prolungate e intense” (APA, 2014).
3. La scelta consapevole: Silvia Romano non ha subito il lavaggio del Cervello
Non completamente da accantonare infine è la possibilità che conversione sia stata frutto di una sua scelta personale e consapevole. Il contatto con la cultura del posto, e forse con altri prigionieri può averla avvicinata alla religione Musulmana.
Durante una situazione di prigionia si è portati a focalizzarsi di più sulla propria condizione interiore e a riflettere su questioni esistenziali. Si è liberi da quelle che Pascal chiamava divertissement, le distrazioni.

Bisogna evitare l’errore di identificare i fedeli Musulmani e la religione Islamica con quei fanatici violenti dei rapitori. Prima della prigionia Silvia Romano potrebbe aver avuto contatti con la cultura islamica sana. Questo incontro potrebbe aver gettato in lei dei germogli, che poi sarebbero sbocciati durante la detenzione.
Se così fosse, dimostrerebbe più onesta intellettuale di tanti giornalisti e politicanti, che in questi giorni stanno dando per scontato che non esistano altri musulmani a parte i rapitori e fanatici, che l’Islam sia una religione violenta, e quindi che per forza la conversione sia avvenuta per coercizione.

In questo caso la conversione all’Islam e la simpatia nei confronti dei rapitori potrebbero quindi essere tra loro slegati.
Quest’ultima infatti, come sottolinea giustamente Gulotta (Fazzo, 2020), è sicuramente frutto di una percezione alterata. Entrando nel regno della fantapsicologia :-), anche se i rapitori, seguendo una strategia, si fossero comportati in maniera gentile con lei, non riconoscerli come carnefici violenti sarebbe comunque un aspetto dissociativo.
La Sindrome di Stoccolma

La sindrome di Stoccolma è l’identificazione, ovvero la dipendenza affettiva dal Carnefice”.
M. Mollica
Questa percezione alterata è quella che comunemente viene definita Sindrome di Stoccolma. Il nome deriva da un caso di sequestro di persone avvenuto nel 1973 a Stoccolma, durante la rapina di una banca.
“La simpatia per i suoi sequestratori è spiegabile come un frutto delle sofferenze mentali e fisiche a cui è stata esposta” (Fazzo, 2020). Da questa percezione, col tempo, spesso ma non sempre, ci riesce a liberare.
Le persone con la Sindrome di Stoccolma non fingono, sono realmente convinte che i propri rapitori le abbiano trattate bene. Nel prigioniero si innesca infatti una sorta di gratitudine, quando sa che potrebbe essere ucciso e invece viene mantenuto in vita, dal suo aguzzino (Fazzo, 2020).

La comparsa di questo quadro è accelerata quando, sequestratore e ostaggio sono “rinchiusi” nello stesso luogo, ad esempio dentro una banca o un rifugio: entrambi si trovano a convivere l’obiettivo di voler uscire vivi da quella situazione.
In alcuni casi estremi, gli ostaggi arrivano a pensare che la polizia sia responsabile della loro condizione di prigionia, poiché questa impedisce al sequestratore di scappare.
In un passaggio interessante sempre Gulotta ci ricorda come già Anna Freud identificò con chiarezza questi meccanismi:
Un bambino in un corridoio buio che faceva gesti strani e rumori senza senso spiegava: io ho paura dei fantasmi; ma se sono un fantasma anch’io, allora non devo più avere paura di loro. Silvia ha reagito allo stesso modo, mettendo in atto un meccanismo di regressione dell’io allo stato infantile, in cui i suoi sequestratori diventavano figure genitoriali. Sviluppare questo sentimento affettivo è stato un meccanismo di difesa.
Gulotta in Fazzo, 2020

La sindrome di Stoccolma come disturbo Dissociativo.
La Sindrome di Stoccolma può essere spiegata con quella che gli psicotraumatologi chiamano Dissociazione Strutturale della personalità (Van der Hart et al., 2011).
Secondo questa teoria, in seguito a un trauma, la personalità si può scindere in parti diverse. Queste vanno in parallelo e, ci si aspetta, che almeno una di queste parti si identifichi con l’abusante, con l’aggressore.

A questa teoria si contrappone quella del continuum, (Bernstein & Putnam 1986; Lanius et al., 2010), che vede la dissociazione come un distacco, un ottundimento delle funzioni psichiche.
In questo senso la Sindrome di Stoccolma, sarebbe un tentativo, estremo, l’unico rimasto, di riuscire a tollerare, anestetizzandosi, l’esperienza traumatica del sequestro; condizione che altrimenti risulterebbe invivibile.
La dissociazione è una reazione, una difesa secondo alcuni autori, che la psiche mette in atto nei confronto di traumi intollerabili.
Qui trovi una spiegazione della dissociazione e delle due teorie sopracitate, è un articolo del mio amico e collega Raffaele Avico (link articolo foglio psichiatrico).
Sindrome di Stoccolma o Lavaggio del cervello

Il risultato del lavaggio del cervello può essere letto come un ulteriore salto di qualità rispetto alla Sindrome di Stoccolma. In quest’ultima è distorta solamente la percezione dei sequestratori; mentre nel primo lo è a tal punto anche la visione del mondo che il soggetto arriva ad abbracciare i valori e le credenze degli aguzzini.
La Sindrome di Stoccolma quindi dipende direttamente dalla condizione di sequestro o rapimento; mentre perché si verifichi un lavaggio del cervello vero e proprio, deve essere utilizzata una strategia di manipolazione.
Il Lavaggio del cervello è facilitato dalla prigionia, vedi guerra in Corea (link), ma può verificarsi anche in altre condizioni come nelle sette o nel corso di dittature politiche, in ogni caso serve un certo grado di isolamento.
Se si accetta questa visione, l’episodio della Hearst (link) potrebbe essere un caso di lavaggio del cervello e non di sola Sindrome di Stoccolma.
Conclusioni finali su Silvia Romano e Il lavaggio del cervello

Non ho intenzione di esprimere la mia opinione personale, anche perché ci mancano informazioni chiare sulla sua vicenda, pre e post rapimento.
Come essere umano, a prescindere da tutto, devo dire di essere contento che una vita sia stata salvata. Come psicoterapeuta piuttosto mi viene da domandarmi se sia stato corretto strumentalizzare la liberazione di una ragazza, pagando il prezzo di darla in pasto all’opinione pubblica, per fare un po’ di propaganda politica.
Era davvero necessario fare tutto questo sotto i riflettori mediatici?
Sembra quasi che a qualcuno, in entrambi gli schieramenti, più che della salute di Silvia, più che delle risorse economiche del paese, interessi la propaganda politica.
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Bibliografia
American Psychiatric Association (APA), “DSM 5, Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali (5 a ed. italiana), Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
Avico, R., Dissociazione: cosa significa ? Il foglio psichiatrico, 2017 (link).
Bernstein, E.M. & Putnam, FW. (1986). Development, reliability and validity
of a Dissociative Scale. Journal of Nervous and Mental Disease, 12, pp. 111-105.
Fazzo,L., Intervista al Prof. Guglielmo Gulotta, Affetto per i rapitori? Solo autodifesa, Martedì 12 Maggio 2020, Il Giornale, Milano.
Lanius, R. A., Vermetten, E., Loewenstein, R. J., Brand, B., Schmahl, C., Bremner, J. D., & Spiegel, D. (2010). Emotion modulation in PTSD: Clinical and neurobiological evidence for a dissociative subtype. The American journal of psychiatry, 167(6), 640–647. https://doi.org/10.1176/appi.ajp.2009.09081168
Nardone, G. & Watzlawick, P., L’arte del cambiamento, La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi. Ponte alle Grazie 1990, Adriano Salani Editore S. p. A., Milano.
Van der Hart, O., Nijenhuis E. R. S., Steele, K., Fantasmi del sé, Trauma e trattamento della dissociazione strutturale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2010.
Watzlawick, P., La realtà della realtà. Confusione, disinformazione, comunicazione, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma, 1978.
Watzlawick, P., Weakland, J. H., Fisch R., Change: la formazione e la soluzione dei problemi, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma, 1974.
Watzlawick, P., La realtà inventata. Contributi al costruttivismo, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1998.

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