Scopri come migliorare la tua comunicazione utilizzando gli elementi di linguaggio non verbale della Terapia Breve Strategica.

In questa guida trovi concentrati i contributi del Prof. Giorgio Nardone, del Dott. Stefano Bartoli e della Dott.ssa Roberta Milanese.
Sono tre tra i più grandi esponenti a livello mondiale della Terapia Breve Strategica.
Ecco cosa imparerai:
I fattori del linguaggio non verbale in Terapia Breve Strategica
Prima del contatto

- Lo sguardo e il contatto oculare
- La prossemica
Il primo contatto

- Mimica
- Lo sguardo circolare
- La stretta di mano
- Quando ci si siede
L’ Interazione e la comunicazione paraverbale

- Indurre un lieve stato di trance ipnotica
- La gestualità
- Il tono e la prosodia
- Utilizzare la voce come musica
- Le pause
Si parte!
Perché è così importante il linguaggio non verbale in Terapia Breve Strategica ?
Spesso siamo tutti concentrati a pensare cosa dire, quando in realtà è stato dimostrato che è molto più importante il come, rispetto al cosa, dico.
Utilizzando un tono della voce noioso, un volume monocorde potrei rivelarti grandi verità, ma rischieresti di addormentarti comunque.
Quindi se il come, non sostiene il cosa, anche se questo è ottimo, viene perso.
Il linguaggio non verbale regola i nostri sensi, le nostre reazioni, la nostra ansia.
Ogni comunicazione inizia ed è quasi interamente l’effetto di un contatto percettivo ed emozionale.

Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze”.
Oscar Wilde
Gli stimoli non verbali, sono i più veloci ed efficaci nel creare quello che è il contatto emotivo.
Quando entriamo in relazione con una persona le prime parti attivate sono quelle percettivo-emotive paleoncefaliche.
Quindi creiamo delle risposte negli interlocutori sulla base di come tocchiamo le loro corde emotive: posso far percepire vicinanza o distanza, indurre aderenza o avversione per un comportamento.
Si tratta di farci sentire caldi o freddi, giudicanti o complici.
Ogni relazione consiste per l’80% di comunicazione non verbale, paraverbale e tecniche evocative.
In questa guida parliamo delle prime due componenti, a questo link invece trovi la guida sul linguaggio evocativo.
Dal primo contatto a quando ci ci sediamo con il nostro interlocutore dobbiamo raccogliere tutte le informazioni non verbali che ci permettano di capire che relazione sarà necessaria.
Se l’altra persona sarà tesa dovrò ammorbidirla, se vi è un eccesso di timore rassicurarlo, dovremmo “Cambiare sempre rimanendo gli stessi” (Nardone & Balbi, 2008).
Il linguaggio non verbale in Terapia Breve Strategica
Pensiamo alla situazione in cui devi incontrare qualcuno per la prima volta, magari nel tuo studio professionale in cui accogli una persona, un cliente o un paziente.

La prima cosa che facciamo è pensare subito alle parole da usare.
Cosa potrò dire per essere convincente ?
Magari ci chiediamo anche che postura e tono assumere, ma la parte più importante della comunicazione non verbale inizia prima.
L’accoglienza infatti è la fase relazionale, fondamentale, che spesso diamo per scontata.
I primi 30 secondi di qualunque interazione comunicativa contribuiscono a formare l’effetto prima impressione, a decidere quindi se quella relazione ci attrae o ci respinge, se è gradevole o è sgradevole.

Una volta formata, questa, a livello implicito, percettivo, epidermico, tende a confermare se stessa.
I primi secondi sono fondamentali.
“Non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione”
Oscar Wilde
Prima del contatto
Lo sguardo e il contatto oculare – Linguaggio non verbale in terapia Strategica
La prima forma di comunicazione riguarda la sensazione che induciamo nell’interlocutore quando ci guarda.
La vista è infatti il senso deputato a discriminare tra cosa è un pericolo e cosa non lo è, tra ciò che ci attrae e ciò che ci respinge.

Con il contatto oculare dovrò far sentire la persona osservata dalla punta dei capelli a quella dei piedi.
Ovviamente risulterà disfunzionale sia porsi in modo troppo assertivo, fissandolo negli occhi, o al contrario non rivolgere lo sguardo.
Dovrai muovere il sguardo con una variazione costane dalla testa ai piedi del tuo interlocutore.
Se fai sentire il tuo interlocutore studiato dalla testa ai piedi, gli comunichi interesse e attenzione, apparirai quindi già diverso dalla maggior parte delle persone.
Il tuo sguardo dovrà essere sicuro, allineato ai vestiboli, cioè orizzontale.
La prossemica
Mentre ti avvicini all’altra persona il tuo passo dovrà essere fluido, la velocità della camminata rassicurante, fisicamente dovremmo essere morbidi ma eretti.

Allo stesso modo i tuoi movimenti non devono essere troppo pesanti né troppo veloci.
Il primo contatto e il linguaggio non verbale in terapia Breve Strategica
Negli ultimi due metri prima della stretta di mano, distendi la mimica, accenna un sorriso e inspira dal naso.
Lo sguardo circolare
In questa fase dovrai iniziare ad utilizzare lo sguardo circolare.
Il focus del tuo sguardo oscillerà dal centro della fronte di chi hai davanti, al suo zigomo, al mento, all’altro zigomo per ripartire nuovamente dalla fronte.
Non c’è un verso particolare in cui muoverlo, va bene orario come antiorario.
Tale movimento deve essere dolce e armonico, in questo modo la persona che abbiamo davanti si sentirà osservata ma non invasa.

La stretta di mano
Va benissimo una stretta di mano spontanea, senza stringere troppo né troppo poco.
Ci sono due aspetti che fanno la differenza in questa fase.
Il primo è prolungare leggermente la durata della stretta di mano per far percepire il contatto.
Il secondo consiste nel far concidere la stretta di mano, con il saluto e il gazing – lo sguardo fisso negli occchi.
La voce del saluto va scandita rallentando.
Quando ci si siede

Nel momento in cui ti siedi, tieni sempre il gazing, lo sguardo orizzontale, in linea con i vestiboli, guardalo, osserva come si siede: il modo in cui lo fa ti dice come si sente.
E’ eccessivamente intimorito, o teso? Allora il nostro modo di relazionarci deve essere morbido.
In questa fase non dovrai sorridere ma presentare un linguaggio del corpo accogliente e aperto.
Inizio dell’interazione verbale.
Quando l’altro mi parla cosa faccio con lo sguardo ?
"Se lo fisso sembro un ebete o un maniaco... ok non lo guardo... no ma se non lo guardo sembra che non mi interessi...aaaiutoooo dove lo metto lo sguardo?"

Non sappiamo mai dove metterlo sto sguardo quando qualcuno ci parla 🙂
Continua a far fluttuare lo sguardo in modo circolare come abbiamo detto prima.
Si sentirà seguito, e non inquisito.
Indurre uno stato di lieve trance ipnotica
Lo sguardo circolare porta inoltre l’altro a cercare il nostro sguardo, e questo gioco di movimento degli sguardi è un’ induttore di trance per entrambi.
Stancare uno dei 5 sensi è il modo migliore per indurre uno stato ipnotico.

Non vuol dire che vi addormenterete o farete cose strane, ma che tu e il tuo interlocutore sarete perfettamente focalizzati e reattivi alla situazione.
Se vuoi fare una prova, siediti davanti a una persona, inizia ad osservarla con lo sguardo circolare e chiedile di cercare di seguire con i suoi occhi il tuo sguardo.
Dopo poco svilupperete entrambi uno stato di trance piacevole.
Gestualità e linguaggio non verbale della Terapia Breve Strategica
Mentre l’altro parla dobbiamo dare segni di ascolto come i cenni non verbali e gli ammicchi.
Gli autotoccamenti del volto, dei capelli, trasmettono, a patto che tu lo sia realmente, l’idea che sei concentrato su quello che il tuo interlocutore ti sta dicendo.

Ti sto ascoltando, ti sto seguendo. una sorta di melodia non verbale che accompagna quello che l’altro ci sta dicendo.
Volendo anche questi gesti potrebbero seguire una sorta di movenza circolare, appena accennata per potenziare l’effetto dello sguardo.
Linguaggio Paraverbale
Il paraverbale deve essere una musica, se troppo lento ci annoia, se troppo veloce ci mette in ansia.
Per riuscire a muoversi nella modalità comunicativa efficace, basta fare attenzione a chi abbiamo davanti, e modulare di conseguenza il tono e la velocità della voce.
La nostra voce può essere utilizzata come musica, rendendo ancora più incisivo quello che diciamo.
Per fare ciò puoi ricorrere all’assonanza, alla ridondanza, anche questa ha un effetto ipnotico, o alla dissonanza armonica.

L’assonanza
La prima si ottiene con parole che sono composte da suoni fonetici simili, o direttamente ripetendo la stessa parola.
Controlli così tanto da perdere il controllo
E voglio che tu scelga un momento nel passato in cui eri una bambina piccola piccola.
E la mia voce ti accompagnerà.
E la mia voce si muterà in quelle dei tuoi genitori, dei tuoi vicini, dei tuoi amici, dei tuoi compagni di scuola e di giochi, dei tuoi maestri.
E voglio che ti ritrovi seduta in classe, bambina piccolina che si sente felice di qualcosa, qualcosa avvenuto tanto tempo fa, qualcosa tanto tempo fa dimenticato…»
Milton Erickson

L’effetto ipnotico è potenziato, e Milton Erickson era un maestro in questo, quando utilizzo in maniera ridondante una stessa parola che assume significati diversi.
Per essere la prima devi accettare prima di essere l’ ultima.
La dissonanza armonica
La dissonanza armonica invece può essere creata sul contenuto, sul suono, ma anche sul ritmo della frase.
La dissonanza è un dispendio economico”.
Giorgio Nardone
Sì l’effetto voluto è proprio questo…
La nostra parte razionale (neocorticale) rimane bloccata nel tentativo di elaborare un significato, e questo libera parte emotiva (paleoencefalica) che diviene super ricettiva.

Le pause
Se vuoi che una cosa detta rimanga bene impressa la devi incorniciare tra due pause, per sottolinearla.
Mi raccomando (pausa) questo farmaco lo vede prendere (pausa) tutti i giorni (aumentando il tono di voce e poi pausa).
La letteratura scientifica conferma l’ importanza del linguaggio paraverbale
Una psicologa di Stanford ha registrato 12 chirurghi mentre parlavano ai propri pazienti (Milanese & Milanese, 2015)
Con l’ausilio di una tecnologia ha fatto in modo che venisse perso il contenuto dei dialoghi ma non gli elementi paraverbali: Il tono, il ritmo, le pause e il volume.
Ha fatto poi ascoltare le registrazioni ad alcune persone.

Tutti i soggetti dell’esperimento sono riusciti a distinguere i medici che avevano avuto più di tre denunce da quelli che non ne avevano mai avute, senza alcun errore.
100% di sensibilità e specificità.
I denunciati erano percepiti con un tono di voce arrogante, supponente, freddo, distaccato, mentre gli altri sembravano caldi.
Teniamo presente che il 90% delle denunce contro medici finiscono con l’assoluzione.
C’è quindi una percezione di un danno concreto da parte dei pazienti, mentre magari il problema è relazionale e comunicativo.
Se vuoi approfondire il tema della comunicazione clicca sui seguenti titoli per andare all’articolo relativo:
Migliorare la comunicazione con il dialogo strategico (link).
Come comunicare per vincere la resistenza al cambiamento paziente (link)
Migliorare la comunicazione medico paziente e in ambito sanitario – 3 strategie fondamentali
Per approfondire come migliorare la tua comunicazione con il linguaggio non verbale della Terapia Strategica ti consiglio questo libro:
La nobile arte della persuasione di G. Nardone.
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Bibliografia
Milanese R., “Comunicazione strategica per i professionisti dell’aiuto: il tocco, il rimedio, la parola”, intervento alla conferenza del 18 Ottobre 2019 a Bologna.

Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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