
In questa guida scoprirai le strategie definitive per gestire il dolore.
E sopratutto a capire quali sono la funzione e il valore del dolore, e perché quindi non ha senso cercare di reprimerlo.
Il coraggio che manca ai più è quello di soffrire per cessare di soffrire.”
Cioran
Anche il dolore, come le altre 3 emozioni primarie identificate da G. Nardone è dotato di una funzione adattativa.
La funzione del dolore
Nel suo libro “Emozioni: istruzioni per l’uso”, G. Nardone paragona la funzione del dolore emotivo per la psiche, a quello della febbre per il nostro corpo.
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Entrambe le reazioni servono per facilitare il processo di guarigione.
Se ci pensiamo anche il dolore fisico, quando non cronicizzato, è un segnale che ci spinge a prendere coscienza di qualcosa che non va, per prendere le contromisure adeguate, siano esse una terapia o il riposo.
Il dolore psichico oltre una certa soglia, come le altre emozioni, può diventare patologico, tanto da richiedere specifici interventi.
Ma quando questo è all’interno dei limiti fisiologici presenta potere curativi, se non trasformativi, quasi miracolosi.
Il dolore ci serve per la resilienza

Infatti è attraversando e superando esperienze di dolore che coltiviamo la –resilienza: la capacità di fronteggiare in maniera positiva eventi traumatici e di adattarsi in maniera funzionale alle difficoltà.
Oggi molti Guru e motivatori vorrebbero farci credere che la resilienza si costruisca negando e cercando di controllare il dolore, armandoci di pensiero positivo ad ogni costo.
La verità è tutta il contrario, oltre tutto tentare di reprimere il dolore lo renderà più cocente nel futuro.
In questo post parlo del libro di crescita personale migliore che abbia mai letto, che va a smontare falsi miti di guru e motivatori come questo.
Secondo Nardone la demonizzazione moderna del dolore rappresenta l’altra faccia di una ricerca esasperata e patetica, della felicità ad ogni costo.
Di questo tema parlo sempre nel post sulla Legge del Contrario a questo link

Anche per raggiungere il massimo delle proprie performance sportive e lavorative il dolore e la fatica devono essere ascoltati.
Questi infatti ci permettono di crescere ed evolvere in maniera sana, rispettando quelli che sono i ritmi del proprio corpo.
Tentare di sedarli e non ascoltarli ci condurrà solo allo sfinimento fisico, ad infortuni o alla prostrazione psichica.
Come dicono gli apneisti:
Il tuo corpo è intelligente, ascoltalo.
Gestire il dolore quando è eccessivo

“Il miglior modo per uscirne è sempre passarci attraverso.”
R. Frost
La difficoltà sta nel fatto che anche quando il dolore raggiunge intensità tali da bloccarci e immobilizzarci, l’unico modo per venirne fuori è quello di passarci attraverso.
Abbiamo infatti solo una strategia, efficace, ma solo una e non è indolore.
Si tratta di toccare il fondo per riemergere.
1° Strategia per gestire il dolore (STRONG): Toccare il fondo per riemergere

Dovremmo prescriverci un appuntamento quotidiano, meglio evitare la sera, in cui lasciarci andare, scioglierci in tutto il dolore che proviamo, fino a quando non abbiamo più lacrime da piangere, per poi rimandare l’appuntamento al giorno dopo, alla stessa ora.
Quando si tratta di lutti o dolori importanti dobbiamo tenere presente che è necessario del tempo perché le nostre ferite possano cicatrizzarsi.
Mentre infatti i disturbi, essendo patologicamente rigidi, rispondono in maniera breve e spesso repentina, i lutti essendo fisiologici non rispondono alle logiche della Terapia Breve.
L’unico modo che abbiamo per risolvere un lutto, aggiungo per fortuna, è farlo decantare.
2° Strategia per gestire il dolore (SOFT): Concederselo evitando di combatterlo
Sforzarsi di dimenticare è già ricordare”
G. Nardone

Se provi del dolore che sta inficiando la qualità della tua vita, delle tue relazioni o del lavoro, ma non è così forte da bloccarti nè è presente costantemente, probabilmente la strategia 1 è fin troppo strong.
In questo caso si tratta di utilizzare il principio della Stategia 1 ma diluito nel giorno: quando senti arrivare il dolore, invece che combatterlo e provare a soffocarlo, conceditelo e lasciati andare, per toccare il fondo e risalire.
Mi raccomando se il dolore fosse troppo forte o non riesci a gestirlo con queste due strategie rivolgiti subito a un professionista psicoterapeuta o psichiatra.
Utilizzare il Dolore

Il dolore come tutte le altre emozioni ha un ruolo adattativo positivo, riuscire a gestirlo significa approfittare delle sue risorse di guarigione e trasformative .
La forza per scrivere molti articoli del Blog, tra cui questo, deriva dall’aver incanalato in una direzione produttiva il dolore e la rabbia che sto provando per un evento che ho recentemente vissuto.
Auguro a tutti di avere il coraggio di provare il dolore, quando questo è sano e funzionale, senza fuggire sempre a gambe levate.
Hai già letto le guide per le altre emozioni ? Eccole qua linkate: Paura, Rabbia e Piacere.
Queste Guide sono la sintesi della mia esperienza clinica, formativa e del libro del Prof. Giorgio Nardone: “Emozioni istruzioni per l’uso“.
E’ davvero un libro interessante che ti consiglio sia per la parte teorica in cui analizza il concetto di emozione, sia per la parte pratica finale con i consigli per la gestione delle emozioni.
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Grazie per le tue riflessioni. Mi trovi perfettamente d’accordo, credo sia anche molto parte dell’immagine della nostra società non accettare il dolore o comunque sentire la necessità di mascherarlo, quasi fosse un demerito vivere dei momenti di dolore… E questo secondo me spiega molto della reticenza che c’è nei confronti della nostra professione per cui in molti casi si sceglie esclusivamente la via farmacologica che di fatto potrà anche permetterti di non sentire il dolore ma non ti permetterà neanche di ascoltare il messaggio che porta con sé.
Grazie e buon lavoro.
Silvia
Cara Silvia, grazie per il tuo commento.
Da psicoterapeuta, e quasi psichiatra, ti devo dire che sono proprio d’accordo con te. Le tue parole mi fanno pensare alla storia dell’aragosta di Abraham J. Twerski. Lo stimolo che porta l’aragosta a crescere e cambiare guscio è quello doloroso, se questa si imbottisse di antiinfiammatori o, in alcuni casi di psicofarmaci, non crescerebbe.
Grazie e buon lavoro anche a te
Luca