
In questo articolo scoprirai come utilizzare la tua comunicazione come un farmaco e potenziare gli effetti benefici dei tuoi interventi terapeutici.
Come prescrivere o spiegare un trattamento limitandone gli effetti collaterali, ridurre l’effetto nocebo quando comunichi una cattiva notizia e quello indotto dai bugiardini
Abbiamo già visto che un buona comunicazione in ambito sanitario permette di risparmiare tempo, energie e risorse, fa sentire il paziente compreso e migliora l’aderenza e la compliance alle terapie.
Ma ha la comunicazione ha anche un effetto diretto sull’efficacia dei trattamenti tramite l’effetto placebo e l’effetto nocebo.
Questo articolo è tratto da un intervento della Dott.ssa Simona Milanese, oncologo e psicoterapeuta, e dal suo libro: “Il tocco, il rimedio, la parola. La comunicazione tra medico e paziente come strumento terapeutico“
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Utilizzare la comunicazione come un farmaco – L’ effetto Placebo e Nocebo
In laboratorio somministrate un frullato a un gruppo di persone, dicendo loro che contiene 30 grammi di grassi e 680 calorie.
Dopo misurate il senso di sazietà soggettivo con dei test, e quello oggettivo misurando i livelli sanguigni dell’ormone Grelina.
La concentrazione di quest’ormone infatti sale con la fame e si riduce con la sazietà.
Una settimana dopo, tornano le stesse persone, e date loro un frullato che dite essere dietetico: 180 calorie, 10 grammi di grassi.
Di nuovo: valutazione soggettiva del senso di sazietà e prelievo per la Grelina.

Risultato: come è prevedibile la prima volta le persone si sentono sazie molto più a lungo, e i livelli di Grelina dopo il primo frullato sono un terzo di quelli che si ottengono con quello dietetico.
Avete già capito dove voglio arrivare 🙂
Esatto: la verità è che entrambi i frullati contenevano 330 calorie, erano identici.
La suggestione e l’aspettativa hanno indotto non solo una sensazione soggettiva ma anche un effetto ormonale misurabile.
Sono stati eseguiti moltissimi esperimenti simili, per una revisione completa della letteratura vi consiglio l’articolo del Prof. Benedetti di Torino, che vi linko qui e trovate in bibliografia.
Correlati neurobiologici dell’effetto Placebo
Il prof. Benedetti ha dimostrato come l‘effetto placebo indotto da suggestioni comunicative sia accompagnato da correlati neurobiologici con attivazioni recettoriali analoghe a quelle del farmaco.

Questi fenomeni sono molto specifici.
Dando una suggestione riguardo al potere antidolorifico di un rimedio si super-attivano le vie nervose della modulazione dolorifica.
Se invece dò una suggestione positiva nei pazienti con malattia di Parkinson si assiste a un ripristino temporaneo della neurotrasmissione dopaminergica (Carlino & Bendetti, 2016)
E’ la dimostrazione scientifica che la comunicazione se opportunamente gestita potenzia gli effetti terapeutici dei nostri interventi in maniera concreta.
Ogni volta che un professionista prescrive o effettua una trattamento di qualunque tipo dovrebbe essere in grado di potenziarne l’efficacia con una suggestione positiva.
Effetto Placebo e farmaci nuovi
Questo è il motivo per cui i farmaci appena usciti in genere funzionano sempre benissimo, e poi col tempo sembrano perdere un po’ in efficacia.
Il benissimo, è dovuto all’aspettativa, non solo dei pazienti, ma anche dei medici, che potenziano l’efficacia biochimica del principio attivo.

L’ effetto Nocebo e utilizzare la comunicazione come un farmaco
Purtroppo all’opposto dell’effetto placebo troviamo quello che si chiama “Effetto Nocebo“.
Questo è la controparte dell’effetto placebo.
Una suggestione negativa, l’aspettativa di un peggioramento possono provocarlo.
Certo dirai ma quale professionista potrebbe comunicare in maniera negativa e indurre l’effetto nocebo?
Quasi tutti noi, involontariamente.
L’effetto nocebo in azione – utilizzare la comunicazione come un farmaco.
Pazienti nei gruppi di controllo degli studi clinici assumono, senza saperlo, un placebo, e possono sviluppare non solo gli effetti positivi ma anche quelli collaterali del farmaco attivo, somministrato all’altro gruppo.

Un altro esempio: se somministro 6-8 mg Morfina al paziente senza dirglielo, l’efficacia di questo potente antidolorifico è praticamente azzerata, equivale all’iniezione di soluzione inattiva (fisiologica).
Guardando questo effetto in senso positivo possiamo dire che:
Il potere della suggestione comunicativa può essere paragonato a quello di 6-8 mg di morfina.
Bendetti, 2013
Vi allego lo studio a questo link e in bibliografia, perchè sembra incredibile, ma è vero :-).
Due potentissimi diffusori di effetto nocebo sono i media e i bugiardini
Giornali, TV, radio e fakenews possono lanciare suggestioni negative che si diffondono come dei virus e contagiare persone che presenteranno sintomi psicosomatici (Benedetti et al., 2014; Carlino & Bendetti, 2016)
Tale fenomeno è stato definito sempre dal Prof. Benedetti “Contagio Sociale”, link all’articolo.
Bugiardini
E’ esperienza quotidiana di come la lettura dei bugiardini possa indurre gli effetti collaterali che sono riportati.

D’accordo ma cosa può farci il medico o il professionista sanitario?
Con pazienti particolarmente suggestionabili, costruita una buona relazione terapeutica, potremmo dire più o meno così:
"Guardi questo farmaco ha degli effetti collaterali di scarsa importanza, se vuole glieli dico, ma se glieli dico aumento la probabilità che lei li sperimenti.
Vuole saperli o no ?"
Si tratta di riconoscere alla persona il principio di autonomia.
Penso ad esempio agli effetti collaterali da Antidepressivi Serotoninergici (SSRI), a tutti i pazienti diciamo potrà “sviluppare disturbi gastrointestinali che poi passano dopo pochi giorni“.
Cosa succede di solito ? 🙂
Quando devo spiegare un farmaco con effetti collaterali importanti ovviamente non posso utilizzare questo stratagemma e dovrò invece esplicitarli.
Posso però sempre fare attenzione alla maniera in cui lo dico.
Altri due esempi in cui è coinvolto l’effetto nocebo sono il consenso informato e la comunicazione di una cattiva notizia.
Consenso informato

Ci sono persone che vogliono sapere tutto, alle quali quindi dobbiamo spiegare tutto nei minimi particolari; ma ci sono anche quelle che preferiscono essere informate solo sugli aspetti fondamentali, non è necessario scendere nei minimi particolari.
In questo caso, prima di una procedura o di un intervento potremmo chiedere:
Vuole che le spieghi anche i minimi particolari o preferisce uno schema con i passaggi principali?
Preferisce che ne parliamo insieme con qualcuno di caro ?
Comunicazione di una cattiva notizia
Esistono dei protocolli, che aiutano il medico e il paziente.
Per il medico è difficile sia il dare la notizia in sè, sia perchè sta inducendo un effetto nocebo, ma in questo caso non può fare altrimenti.
Potrai sempre cercare di capire cosa e quanto il paziente voglia sapere in quel momento.
Non è facile, ma fare delle domande per capire bene quanto il paziente vorrebbe farsi dire può aiutarci in questo difficile compito.

Siamo infatti portati ad agire pensando a cosa vorremmo sentirci dire, come se fossimo noi nei panni del paziente, ma non è detto che il paziente provi lo stesso che proveremmo noi nella situazione.
Dobbiamo quindi cercare prima di tutto di comprendere il suo punto di vista, le sue esigenze, le sue istanze e le sue paure.
Scopri come utilizzare la comunicazione come un farmaco, e renderla potente come 8 mg di morfina nelle seguenti guide:
- Il Dialogo strategico (link all’articolo).
- Il Linguaggio non verbale (link all’articolo).
- Come comunicare per cambiare il punto di vista del paziente (link all’articolo)
- 3 strategie fondamentali per migliorare la comunicazione medico-paziente e in ambito sanitario (link all’articolo)
Per approfondire questo argomento acquista subito” Il tocco, il rimedio, la parola. La comunicazione tra medico e paziente come strumento terapeutico” al miglior prezzo su Amazon tramite questo link.

Se invece sei interessato all’effetto Placebo, qui trovi il libro del Prof. Benedetti, “La speranza è un farmaco“, che ti spiega in maniera comprensibile le evidenze scientifiche di questo argomento.
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Bibliografia
Benedetti, F., Placebo and the New Physiology of the Doctor-Patient Relationship, Physiol Rev. 2013 Jul; 93(3): 1207–1246.
Benedetti, F., Durando,J., Vighetti, S., Nocebo and placebo modulation of hypobaric hypoxia headache involves the cyclooxygenase-prostaglandins pathway. Pain. 2014 May;155(5):921-8.
Carlino, E. & Benedetti, F., Different contexts, different pains, different experiences. Neuroscience. 2016 Dec 3;338:19-26.
Tratto dalla conferenza “Comunicazione strategica per i professionisti dell’aiuto: il tocco, il rimedio, la parola” del 18 Ottobre 2019 a Bologna.

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