
In questo post analizziamo i quadri clinici delle Nuove Melanconie secondo il punto di vista del Professor Massimo Recalcati, psicoanalista.
Tratto dall’ intervento del Prof. Recalcati presso l’ Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Genova.
Se vuoi approfondire questo argomento ti consiglio il suo libro “Le nuove Malinconie” che puoi trovare qui su Amazon.
Per parlare delle Nuove Melanconie secondo il Prof. Recalcati bisogna partire da due assiomi, il primo è:
Non c’è psicologia individuale che non sia sociale
Freud
Vuoi capire che cosa è la psicologia sociale? Allora guarda questo mio precedente post.
Il secondo è che per parlare di Depressione, di Melanconie, bisogna parlare della vita, e della sua contraddizione.
La Contraddizione della vita
Qual è la contraddizione della vita ?
La vita è nella sua forma primaria pulsione della vita stessa. Nel senso che in quanto vita vuole vivere, vuole accrescere se stessa, espandere se stessa. Il grido del bambino appena nato, è un’ affermazione vitale, è un appello alla vita, una richiesta agli altri di poter vivere.
Il grido del neonato mostra il carattere sociale, senza l’altro la vita è nulla.
Massimo Recalcati, Le nuove Melanconie
L’ altra faccia della vita.
Ma la vita è anche altro, ha una faccia scabrosa, quella che si manifesta nella depressione, nella melanconia.
La vita può manifestarsi anche come paura della vita, rifiuto della vita. La vita può manifestarsi come capace di suicidio. Il suicidio è il gesto umano per eccellenza, secondo Lacan, perché solo l’ uomo non è capace.
Questo aspetto ci mostra quanto la vita biologica non sia sufficiente per descrivere la vita umana, che presenta la possibilità che la vita neghi sé stessa.
La vita dunque può manifestarsi anche come pulsione di morte.
Il quadro delle Vecchie e Nuove Melanconie per Massimo Recalcati

Il quadro delle Vecchie Melanconie
La colpa assoluta
Prima il quadro della Melanconia descriveva un soggetto assorbito in quello che Freud definiva delirio morale. Il contenuto di questo è delirio è una colpa assoluta, assoluta perché non dipende da nessuna azione, alcuna decisione o forma di volontà. Non dipende da un atto.
Il soggetto fa infatti coincidere la colpa con l’esistenza. L’ esistenza è colpevole in se stessa. Non c’è nessun rimedio quindi se non il rifiuto dell’esistenza.
Un’ esistenza colpevole
Ma qual è la colpa dell’esistenza?
L ’esistenza sarebbe colpevole perché si rivela al soggetto priva di senso. L’esistenza appare come una muffa dice Lacan. E’ colpevole perché, dissociata dal senso.
Ma perché la vita si rivela insignificante?
Questo succede quando manca l’operatore che consente alla vita di assumere il senso. Questo operatore è per i Lacaniani il “Nome del padre“, più in generale è necessario che nei genitori ci sia il desiderio del figlio, della vita del figlio. Altrimenti il figlio eredita il desiderio di morte, non di vita.
Perdita dell’ oggetto e scatenamento della depressione
Lo scatenamento è la perdita di un oggetto su cui vi è stato un sovrainvestimento narcisistico, un oggetto che dava senso alla vita. Una persona, oggetto o un ideale.
Vi è un’ emorragia libidica, si ha uno svuotamento del senso, non vi è più infatti l’ oggetto perduto, che non è più a farmi da supporto. Inoltre abbiamo un fallimento del lavoro del lutto, l’ assenza diventa sempre presente, è un’esperienza di assenza che è sempre presente, persecutoriamente.
Quindi serve del lavoro del rendere questa assenza definitivamente assenza. La perdita non è solo un vuoto, ma diventa un ingombro, una forma di presenza.
Le Nuove Melanconie secondo Massimo Recalcati
Ai giorni nostri non abbiamo più delirio morale, non abbiamo senso di colpa. Ma piuttosto c’è un’ assenza del sentimento di colpa, vergogna, inibizione. Mancano i sintomi del corteo classico della melanconia la colpa, la vergogna e l’ inibizione.

Photo by Stefano Pollio on Unsplash
La pulsione Claustrale
Nelle Nuove Melanconie secondo Massimo Recalcati abbiamo il fenomeno della pulsione claustrale, una pulsione che tende a chiudere la vita.
E’ la paura della vita, a contrassegnare le nuove melancolie. Assistiamo a quella che Jung chiamava l’ introversione della Libidica, una regressione dell’ investimento libidico, possiamo parlare di fobia sociale, di ritiro sociale, di una vita che si difende dalla vita.
Freud, da materialista ateo, utilizza l’immagine del convento, ai giorni nostri il claustro, il convento, è rappresentato dalla stanza con i device tecnologici entro cui si chiudono gli adolescenti.
Il cambio di paradigma
E’ un immagine nuova quindi. Siamo di fronte a un cambiamento del paradigma: dalla pulsione neo-libertino, della clinica del vuoto, si passa al paradigma della clinica neo–securitaria.
Vediamo ora cosa si intende per entrambi i paradigmi.
Il paradigma neo-libertino e le sue forme cliniche

Il paradigma neo-libertino vedeva la pulsione come unica forma possibile della legge, consisteva in una maniacalizzazione della pulsione del capitalista. In parole parole povere ? La pulsione a superare i limiti, dell’ andare oltre, a non accettare i limiti.
La realtà del maniacale non contempla, e non vuole limiti di spazio, tempo e potere.
Secondo l’autore i disturbi che dipendevano da questo paradigma erano la Bulimia e l’ Iperattività.
Bulimia
Con Bulimia Recalcati non vuole indicare solo il quadro del disturbo alimentare, ma in generale una postura del soggetto tipica della nostra società, siamo tutti continuamente affamati di oggetti, ma ogni oggetto, una volta raggiunto si rileva insoddisfacente.
Iperattività
L’ iperattività ha una posizione all’i interno del quadro del capitalista, è la spinta ad essere sempre di corsa. Assistiamo a fenomeni di iperattività, tanto quanto l’altro è inattivo. Pensiamo ai genitori che tentano di rendere attiva, senza successo, la funzione normativa della legge di castrazione, la legge del limite, nei confronti di un figlio.
Più loro sono inattivi nell’applicare e trasmettere la funzione normativa della legge del limite, più il figlio diventa iperattivo.
Un altro quadro clinico tipico di questo paradigma è la tossicomania.
Il paradigma Neo-securitario e le sue forme cliniche
Vi è un altro polo che è quello della pulsione securitaria. Il filosofo Deleuze ci dice questa pulsione rappresenta una perversione della pulsione gregaria.
Quest pulsione ha come tratto principale quello di spingere a creare e consolidare l’ argine, il confine. In questo caso è il limite che diviene il nuovo oggetto della spinta pulsionale.
Nelle nuove forme di Melanconia abbiamo quindi il passaggio dalla pulsione neo-libertina a quella Securitaria.
Questa è una pulsione primaria; prima dell’ eros abbiamo la pulsione autoconservativa, la difesa dell’ argine. E’ l’ anima primaria della pulsione.
Il concetto di confine
Quando Freud si interroga sul confine, mette in luce le due facce di questo. Il confine è necessario, la vita umana ha bisogno di un confine, per determinarsi, il confine delimita. La vita necessità di avere un’identità, e il confine è necessario per costruirne una.
Ma un confine per essere sano deve essere poroso, come diceva Bion, deve consentire lo scambio, il passaggio, altrimenti abbiamo una patologia del confine. Il confine da poroso diventa carapacico, diventa una prigione.
Secondo Massimo Recalcati il problema clinico delle Nuove Melanconie deve inscriversi nell’ oscillazione tra il paradigma neo-libertino e il neo-sicuritario.
Anoressia
Il corpo anoressico è un muro, un corpo ossificato, e in alcuni l’ anoressia può essere come un messaggio di rivolta indirizzato ai famigliari, agli altri, l’imposizione di un confine.
Un altro tipo di anoressia è quella in cui ci si rifugia, in cui si vuole chiudere, per difendersi dall’ ingovernabilità del mondo, dall’ eccitabilità del mondo.
Anche in Psicoterapia Breve Strategica vi sono due tipi di Anoressia, una giovanile e una adulta, con differente coinvolgimento famigliare e che vengono quindi trattati in maniera differente.
Quando il bambino viene al mondo, il mondo viene visto come ostile, anche perchè straniero. E’ rispetto all’ ostilità del mondo che si ereggono le barriere.
Le Nuove Melanconie per Massimo Recalcati derivano da un’ ipertrofia della pulsione sicuritaria.
Questi quadri clinici ci mostrano che più la pulsione diventa sicuritaria, più la vita si ammala, più la vita muore. Più il soggetto si difende dalla vita, più si ammala e si chiude. Un’ analogia possibile è quello con le malattie Autoimmuni.
Il quadro è quello del ritiro sociale dei giovani. Assistiamo al passaggio dall’ essere nel mondo, alla relazione adesiva con un oggetto, che nel suo libro le “nuove melanconie” Recalcati definisce Oggetto–Cosa.
Infatti questa relazione con l’ oggetto non accade sullo sfondo della perdita di una oggetto, come nel lutto per la perdita dell’ oggetto amato. Questi oggetti infatti sono oggetti anti-lutto, hanno preso il posto degli altri oggetti che possono essere persi.
Questo tipo di oggetti diventano un prolungamento della persona stessa. Non vi è più il problema dell’ assenza costantemente presente, che abbiamo visto caratterizzare le vecchie melanconie, ma vi è un oggetto sempre presente, che si trasforma in dipendenza.
Più è forte questa connessione, più il soggetto si sconnette dal mondo, dagli altri, entra in una realtà virtuale.
Se vuoi approfondire questo argomento ti consiglio il libro di Massimo Recalcati “Le nuove Melanconie” che puoi trovare qui su Amazon.
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